5 Commenti

A mio parere il passaggio chiave è alla fine, quando spieghi il significato del termine mediocrità. Credo che il problema stia proprio nell’accezione dispregiativa che viene data al termine, in questa società (o momento storico), in cui per forza bisogna eccellere, spiccare sugli altri (magari anche a discapito degli altri). E così troppo spesso ci dimentichiamo quale sia il nostro valore. Forse più che riabilitare la mediocrità, bisognerebbe fare pace col concetto che si tratta semplicemente di normalità, e che non c’è nulla di sbagliato nell’essere normali.

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Grazie Federica del commento.

Ciò che mi interessava sottolineare è che a volte ci spinge più la paura di diventare un mediocre (questo archetipo dove ognuno di noi butta dentro ciò che più lo terrorizza) che raggiungere un obiettivo che abbiamo plasmato criticamente con cura.

E credo che il rischio di basare la vita su un rifiuto categorico ci renda disposti a tutto pur di non ritrovarci senza la sedia del "successo".

Non so dirti se è la normalità è un giusto compromesso e che cosa potrebbe significare per ciascuno di noi. Ad esempio io non mi sento normale quando cerco di seguire una strada alternativa alla fuga dalla mediocrità. Sicuramente quello che può far bene è capire dove si sta andando e perché, anche se lo scotto è venire poi percepiti come "normali" dall'esterno. Questo si.

Altrimenti il rischio di fuggire da.. invece andare verso.. è sempre dietro l'angolo.

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Non mi sono mai misurata col concetto di mediocrità, tendo a non confrontare la mia vita con quella degli altri e tanto meno a darle un “prezzo”, nel senso di valere più o meno di qualcun altro, però avevo in mente il raggiungimento di traguardi di “normalità” che mi avrebbero teoricamente fatto sentire a posto con me stessa e con la società, dove sarei andata a occupare la casella indicata per tenere su tutto il baraccone, svolgendo il compitino. A un certo punto mi sono accorta, molto più tardi di te, che non era quello che volevo o che che comunque non ero io che avevo scelto, mi ero fatta “guidare” dagli altri e in un certo momento forse mi ha anche fatto comodo. Questo per dirti che, mutatis mutandis, al di là della mediocrità, mi sa che quel punto di fermo e introspezione, che chiamerei brutalmente “consapevolezza”, quando lo pestiamo, è la cosa migliore che ci possa capitare o la peggiore, dipende da come decideremo di muoverci.

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Grazie Francesca per il tuo punto di vista, lo apprezzo davvero tanto. ✌🏻

Si hai ragione, magari quello che io chiamo fuga dalla mediocrità, altri lo intendono come il raggiungimento dello status di personale normale, cittadino socialmente produttivo e via dicendo... Mi colpisce molto l'ultima parte del tuo commento. La consapevolezza come inizio di una vita migliore o l'inizio del baratro. A te come è andata? :)

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Feb 9Modificato

Come tante altre cose, non si considera che anche le parole hanno dei riferimenti personali. Il senso delle parole sono relativi come il tempo. Ogni persona raggiunge la maturità in un periodo diverso della propria vita. Così, la mediocrità (nel significato che descrivi tu) come il successo, non sono livelli oggettivi ma soggettivi. Il mio successo può essere svegliarmi ogni mattina e bere un caffè guardando il mare. Il tuo successo può essere la ricerca del miliardo in banca. Ci viene insegnato da sempre che c’è un livello di successo e di mediocrità comune a tutti. Spiegare invece che ognuno può settare le proprie aspettative, alzerebbe tantissimo il livello globale di soddisfazione. Probabilmente molti ti leggeranno e penseranno: Parla così perché è rimasto nella mediocrita. Là verità è che stai raggiungendo un tuo grande successo.

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