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Tutto (spaventosamente) giusto. Ma come vedono, quelli intorno a te, questa scelta? La società (ma restringendo il campo potrei dire gli amici, la famiglia), non vede di buon occhio la ricerca della libertà. Perché se sei libero non puoi essere incasellato. E quelli fuori dai margini fanno paura. O, nella migliore delle ipotesi, danno fastidio.

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Ciao Federica, grazie per essere sempre la prima a commentare i miei post. Grazie anche ad Emilio per aver risposto con il suo punto di vista. Adoro che finalmente inizia a vedersi qualche interazione sotto le cose che scrivo 🥰

Ti do il mio punto di vista: arriva un momento in cui non può più essere questione di "come mi vedono", ma diventa assolutamente prioritario il "come mi vedo".

Nel post ho portato alcune ragioni vagamente oggettive per non preferire lo stipendio fisso e scegliere una vita in cui si rincorrono le possibilità ogni giorno. Cane vs Lupo.

Tu giustamente mi parli di soggettività.

Millennial Bug è nata proprio per raccontare il mio tentativo di scardinare le mie soggettività indotte da società, amici e famiglia...

Ad un certo punto, se quello che cerchi è più una sicurezza traballante, troverai la forza di non incasellarti più e affrontare quello che c'è dietro. Le conseguente sono davvero insignificanti alle volte, basta solo rimodulare alcuni rapporti e ripartire sereni con la convinzione che non serve, e non è mai servita, un'approvazione esterna.

In ultimo, anche se non dovrei dirlo per non contraddirmi, si può sempre tornare indietro ☺️ Il bello è provare; se è troppo spaventoso si può sempre fare marcia indietro.

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Ragionando a più ampio spettro, secondo me questo aspetto rientra in quelli che si devono costruire nel momento in cui ci si rende conto che la scelta migliore è quella di rimanere "fuori dalle caselle".

Fa parte di quelle ammaccature della corazza citata da Samuele nell'articolo.

E inevitabilmente, per esperienza, così come "chi ti ama ti segue", analogamente ci sarà sempre chi insisterà per convincerti di tornare sui tuoi passi.

La vera domanda da porsi secondo me non è "come gli altri mi vedono" ma come io convivo con l'idea di non esser necessariamente "accettato" come lo ero prima, ma in chiave diversa, o di non esserlo proprio.

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Sono consapevole di sentire forte la pressione sociale (e anche qui, volendo essere più precisa, quella della famiglia in primissima). Anche se a volte mi chiedo se non sia una scusa per evitare di colmare il gap tra come vorrei essere e come sono (o come ho il coraggio di essere). Tema complicato anche solo da esprimere a parole. Spero che questo viaggio che mi appresto a fare, mi possa offrire la pace mentale necessaria per ragionarci più profondamente.

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Sappi che è un tema comune a tutti. Come diceva anche il commento di Emilio, ci sarà sempre qualcuno che proverà a convincerti di tornare sui tuoi passi. Anche all’interno della famiglia.

In bocca al lupo per il tuo viaggio. Direi che trovare il coraggio di fare una cosa del genere è equivalente a buttarsi nel viaggio fuori dalle caselle ☺️

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